Ormai la
lauda, sia sotto forma di concerto che di oratorio, dopo oltre tre anni, sta
volgendo al termine. Ancora poche date, l'ultimo atto sarà probabilmente la
rappresentazione di Pasqua al teatro Sistina di Roma, e poi Angelo ci
regalerà qualcosa di nuovo. Proprio
ad Amelia ci ha confermato l'uscita del nuovo album, con un ritorno che
riempirà di gioia i cuori dei branduardiani di vecchia data: Maurizio
Fabrizio. Il disco è
praticamente pronto, sarà registrato a metà febbraio e potremo probabilmente
ascoltarlo già per la fine di marzo. Nell'attesa potremo
"consolarci" con il quinto Futuro Antico, dedicato alle
musiche, sacre e profane, della Serenissima che verrà presentato in un
concerto al Teatro Malibran di Venezia il prossimo 29 gennaio. Insomma il 2009
sarà un anno fecondo per Angelo Branduardi per la felicità dei suoi
fan.
Ma torniamo
al concerto di Amelia. Ancora una volta la splendida cornice di una chiesa
antica, il Duomo della cittadina umbra. Atmosfera raccolta, acustica perfetta,
le navate gremite di gente, un pubblico partecipe ed entusiasta. La scaletta
è sempre la stessa: la prima parte dedicata a San Francesco attraverso le
canzoni de "L'infinitamente piccolo", la seconda dedicata al
pubblico che viene invitato a dare il suo contributo battendo le mani a tempo
(Stefano e Davide e lo stesso Angelo ci aiutano in questo) e soprattutto
cantando... soprattutto "Alla fiera dell'est". Chi scrive ha
assistito a tante laude, ma questa è la prima volta, almeno per me, che non
sento Angelo incitare la gente a cantare con la consueta "minaccia":
"posso star qua anche tutta la notte". Non ce n'è bisogno, il
pubblico canta con lui da subito e la canta tutta, senza saltare dal bastone
direttamente all'angelo della morte... Un bimbo seduto vicino a me l'aveva
ripassata il pomeriggio col papà, dopo averla imparata all'asilo, rovinato
dalle solite maestre, ma si apre per lui un barlume di speranza, non passerà
a Marylin Manson, si limiterà al più casereccio Vasco Rossi; questa sera
Angelo ha cambiato versione! Terza parte più intimista, quella del "meno
c'è più c'è" : "Confessioni di un malandrino",
"Tango", "La luna" con la quale Branduardi ha garantito a
tutti un bel sonno senza gli effetti secondari del Lexotan.
"E'
stato proprio un bel concerto" ci dirà Angelo quando arriva la fase dei
saluti, autografi, foto. Gli chiedo come mai non ci ha mandati a dormire con
"Stella matutina" che di solito definisce il pezzo giusto per questo
scopo. Mi ha risposto che era troppo carico, in senso positivo, beninteso, e
che non sarebbe venuta bene, serve uno stato d'animo diverso. Ecco perchè non
ci stanchiamo mai di ascoltare "sempre la stessa cosa", perchè non
è sempre la stessa cosa.
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